Mark Forstater, che ha contribuito a produrre Monty Python e il Sacro Graal nel 1973, e a riunire il gruppo proprio per pagare la causa vinta da Forstater, riporta in un libro il ‘racconto di avidità e disperazione’ che lo ha quasi travolto.
Il “Settimo Python” è riuscito in ciò che l’amore dei loro fan non era riuscito in 40 anni: convincere i Monty Python a tornare insieme. Ha fatto appello, diciamo, a istanze più “terrene”: dover racimolare i soldi da restituirgli dopo otto anni di dura battaglia legale, che alla fine lo hanno visto vincitore. Una battaglia legale che lo ha lasciato senza un quattrino, costretto a vivere in un monolocale, e terrorizzato di portare in rovina se stesso e la sua famiglia. Nel suo nuovo libro, The 7th Python: a Twat’s Tale (Racconto di un Coglione, ndr) il produttore cinematografico Mark Forstater, che nel 1973 ha contribuito a produrre la hit Monty Python e il Sacro Graal, scrive che la sua lotta per royalties dal musical Spamalot generato dal film è stata “una storia triste, una storia di amicizie che finiscono e di buona volontà frantumata. Una storia di avidità, di speranza, di disperazione e di negligenza”.
Nel libro rivela come venne coinvolto nella lavorazione de Monty Python e il Sacro Graal, la hit liberamente ispirata alla leggenda di Re Artù e cavalieri della tavola rotonda, e che è stato un blockbuster miliardario. Forstater, che aveva condiviso un appartamento con Terry Gilliam a New York nel 1960, contribuì in maniera decisiva al finanziamento del film in veste di produttore, firmando un contratto che assicurava a ciascuno dei sei pitoni – Gilliam, Eric Idle, Terry Jones, John Cleese, Michael Palin e Graham Chapman – e a se stesso una quota uguale di eventuali utili al netto dei costi. Quando Spamalot, sviluppato Idle utilizzando la trama e le canzoni del Santo Graal, aprì i battenti a Broadway, Forstater – che smise di collaborare con i Python nel 1975 – si aspettava serenamente un settimo dei profitti, ma i Python sostennero che il contratto del 1974 gli garantiva solo una quota di un quattordicesimo.
L’alta corte ha stabilito nel 2013 che Forstater aveva diritto a una quota di un settimo, costringendo i Pythons a pagare £ 800.000 in spese legali e royalty. La decisione ha lasciato cattivo sangue tra gli ex colleghi, cui si fa riferimento nel titolo del libro, che si rifa’ a un commento fatto da Idle durante la conferenza stampa per la reunion dei Monty Python: “Ci siamo dovuti reincontrare in circostanze cupe perché siamo stati citato in giudizio da questo coglione.”
Sulla produzione del film originale, Forstater riporta del clima litigioso tra i condirettori Gilliam e Jones. Gustoso anche l’aneddoto dello screening con Don Rugoff, il distributore americano, che finì per addormentarsi e russare rumorosamente durante la proiezione del film. “Ma alla fine Rugoff tornato in vita, si alzò, si voltò verso i presenti e disse: ‘Che cosa ne pensate? Cosa ne pensate? Tutti dissero che lo adoravano. E quindi disse: ‘Ok, lo comprerò.’ “
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